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La mia formazione musicale è costellata di momenti chiave, senza i quali io oggi sarei un musicista diverso. Ad esempio, potrei essere un vero musicista. Ma andiamo con ordine.
La prima musica dal vivo che ho sentito sono state . . . le ninna nanne di mia madre; il che non è un fatto trascurabile, se consideriamo che mia madre mi cantava Neil Young: Don’t let it bring you down, Harvest, Cowgirl in the sand . . . non ho mai più sentito versioni altrettanto belle di quelle canzoni.
Le leggende famigliari narrano poi di una mia insana passione, all’età di due anni, per il 45 giri di Paranoid dei Black Sabbath che, riportano le cronache, ascoltavo incessantemente grazie ad un mangiadischi arancione. Non è stato rinvenuto alcun resto di tale mangiadischi, che temo abbia fatto una fine peggiore di quanto potrebbe scaturire dalle peggiori fantasie di Ozzy Osbourne.

Riccardo-Maccabruni--Keyboa (50K)

Tralasciando l’influenza mediatico-nipponica che costrinse i miei genitori a comprarmi decine di cassette con sigle dei cartoni animati, giungiamo all’età di 10 anni, quando fa il suo ingresso nella mia vita una valigettina blu, contenente le vecchie cassette di mio padre. Scelta una cassetta a caso, anche questa blu, parte Come together dei Beatles. "Shoot me..." inizia il pezzo. E la scoperta dei Beatles mi colpisce davvero come una fucilata! Credo di non aver ascoltato altro per almeno 2 anni. Dalla stessa valigetta poi, col tempo, sono state estratte altre chicche, da Battisti, al Dalla di Com’e’ profondo il mare al Banco del Mutuo Soccorso e infine addirittura i Quadri per un’esposizione di Mssorgsky suonati da Emerson Lake and Palmer!
Nella storia dell’evoluzione del mio gusto musicale arriviamo agli anni bui, al medioevo che si estende dalla fine delle scuole medie inferiori al primo anno del liceo. Il periodo vede l’abbandono del precedente approccio per approdare alla nuova concezione della musica come mezzo per ottenere accettazione sociale, crearsi una compagnia di amici, aver un argomento di cui parlare con le ragazze e così via. Non descriverò le diverse fasi di questo mio progressivo abbrutimento, non ne elencherò le sfaccettature, le incoerenze, i cambi di direzione, non vi permetterò di misurare, in definitiva, quanto sono caduto in basso . . . prima di rendermi conto che per quanto mi spingessi lungo quella strada, non avrei mai raggiunto quegli obiettivi a meno di non cercare subito altre persone disagiate come me con cui farlo.

In questo modo, credo, entrai nel giro del blues e del rock anni ’60/’70, arricchendo il mio immaginario di anacronostiche mitologie, tra cui il sogno di vivere come un hippy senza fissa dimora e così via... chi ci guadagnò fu soprattutto il negozio di dischi da cui cominciai a rifornirmi di vagonate di musica, Grateful Dead, Jefferson Airplane, Crosby Stills and Nash, Neil Young (finalmente ritrovato!), e da li tutta, ma proprio tutta la musica blues-country-rock di quegli anni, e poi Phish, Black Crowes, Reef, Blind Melon...

Un altro momento chiave è stato il giorno in cui il mio maestro di pianoforte, Ennio Poggi, mi introdusse al concetto di "giro blues". Non si pensi a qualcosa di dettagliato, ero in vacanza e lui era ospite dei miei genitori; stavo suonando incessantemente, maniacalmente, la stessa melodia e lui, forse solo per costringermi a fare una qualunque variazione, mi disse qualcosa tipo: "mmm, quello che stai facendo è in MI . . . vedi, se lo suoni di nuovo in LA e poi in SI diventa un giro blues, prova . . ."  Così feci. Non era esattamente un giro blues, ma credere di essere in grado di eseguire un blues mi diede un po’ di sicurezza, al tempo. Esattamente come oggi.

Proprio un blues è stato il primo pezzo che ho suonato con il Rovo (Marco Rovino), un vero e proprio fratello musicalmente parlando. Abbiamo cominciato a strimpellare insieme subito ai primi anni del Liceo. E anche lui faceva parte della prima band in cui ho suonato (insieme a Maro e Moche). In due anni di prove, con tentativi di repertorio che spaziavano dal blues (ma va?) ai Black Crowes, dalla Band a Eric Clapton, e in ultimo anche pezzi nostri, in due anni, dicevo, non siamo mai stati nemmeno vicini all’idea di esibirci davanti a qualcuno. C’era da attendere ancora un paio d’anni e l’ennesimo momento chiave.

Proprio il Rovo un giorno mi disse di aver letto in un annuncio che una band di blues-rock cercava un tastierista. Non credevo alle mie orecchie! Era proprio quello che aspettavo. Fu così che, in una sala prove, conobbi mio cugino Marco Reggiani ed entrai nella sua band, che allora si chiamava The Groovers e in seguito cambiò nome in Diana Blues.
Come riassumere tutte le esperienze legate a questa band, si tratta di cose che vanno ben al di la della musica . . . a tratti veniva proprio da pensare che la musica c’entrasse poco con i nostri concerti, che fosse qualcosa di marginale che capitava tra una birra e un’altra. E se ripenso a quell’esperienza, mi rendo conto che la maggior parte dei ricordi non si trova nella categoria "musica" perchè troneggia nella categoria "amicizia". Un abbraccio quindi ad Ale, Regio, Efo e Rovo, alla prossima birra insieme!
La stessa cosa vale per Camilla, che non posso non citare (e non insultare: che spreco smettere di cantare, con la tua voce!), con cui ho suonato per anni, e per tutte le altre persone del sorprendente ambiente musicale vogherese: non li elenco perché sono troppi, ma ho avuto modo di suonare con tantissime persone con gusti e sensibilità differenti, da cui ho imparato tantissimo e che non ringrazierò mai abbastanza. Fine della sviolinata!

Arrivato ai primi anni di università, i miei orizzonti musicali si possono ampliare al di là delle prospettive che potevano fornire le band locali di coetanei con cui avevo collaborato fino ad allora. Ecco come nel settembre 2003 descrivevo questo delicato passaggio della mia carriera di musicista, in una presentazione scritta per il sito della Lynyrd Skynyrd Trybute band (mai pubblicata):

Riccardo Maccabruni - piano: è l’ultimo acquisto della band. Inizia giovanissimo gli studi di pianoforte classico, spinto da una passione precoce che ben presto si trasforma in una meno gradevole imposizione familiare. L’interesse per lo strumento si riaccende negli anni dell’adolescenza, in cui si rivela un facile mezzo per bere qualche birra gratis. Entra così nella formazione dei "DianaBlues", gruppo rock-blues-alcolico con cui suona in tutti i peggiori pub della provincia di Pavia. Questa gavetta di 4 anni lo porta dalle sbronze in sala prove alle esperienze dal vivo. Rimanevano pero’ inarrivabili le prestigiose birre alla spina dei locali milanesi. Terminata l’esperienza DianaBlues, in disperata astinenza impara a memoria tutti i pezzi dei Lynyrd Skynyrd e comincia a suonare nei Southern Comfort, tramite i quali conosce il Lynyrd Skynyrd Trybute. Entra così a far parte in pianta stabile del gruppo, che gli spalanca le porte delle pilsner e le lager tanto agognate!

Riccardo-Maccabruni-Accordi (56K)

Che dire di più? La Lynyrd Skynyrd Trybute band in seguito ha cambiato nome in Mr. Saturday Night Special, formazione con cui tuttora mi concedo sporadiche ma infuocate notti di southern rock! Fly free bird!

L’ultimo tassello di questo racconto, l’incontro con i Mandolin’ Brothers, è legato, ancora una volta, ad uno specifico evento. L’anno era sempre il 2003, avevo appena iniziato a dare qualche lezione di piano blues/jazz (no comment) e il secondo allievo che si presentò fu . . . Jimmy Ragazzon!
Come lui ama raccontare (probabilmente per giustificare la sua scelta!) dopo qualche mese di queste lezioni, senza che lui mi avesse MAI sentito suonare una sola nota, mi chiese di sostituire il tastierista dei Mandolin’ per un concerto, credo alla Blues House di Milano. Quando poi finalmente mi sentì suonare . . . beh, credo che fosse troppo tardi per tirarsi indietro, quindi eccomi qui! :)


P.S. 1 - La mia passione per la musica acustica trova ampiamente sfogo grazie ai Folk’s Wagon.


P.S. 2 - Non posso che vantarmi della mia recente collaborazione con i Southlands per la registrazione di alcune parti di Hammond per il loro CD "The morning sky". I Southlands sono grandi amici e compagni di mille avventure, tra cui l’aver suonato, nel luglio 2009, sul palco del Pistoia Blues Festival!


P.S. 3 - Se non sei partito dal fondo, complimenti! Non pensavo che qualcuno sarebbe arrivato a leggere fin qui!!! Purtroppo non è previsto nulla per ricompensarti di questa perdita di tempo . . .